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Il nome “Lucito” secondo alcuni deriva da “Lucus”, bosco consacrato a divinità, secondo altri da Salceto, detto “sauceto”.
Lo stemma comunale porta nel campo un braccio che con la mano sorregge un ramo di quercia sormontato da una stella, ma lo stemma antico dell’università feudale, porta nel campo una rosa a cinque petali sormontata dalla lettera L.
Dall’epoca normanna sino a tutto il periodo svevo le vicende di Lucito sono alquanto oscure; non si conosce altra notizia dell’università tranne quella della signoria che vi avrebbe esercitata il Conte di Conza. Agli inizi Lucito era costituito da piccoli rioni ad una certa distanza tra loro: S. Onofrio, S. Maria della Strada, S. Maria di Gambatesa, S. Maria Malemerenda.
Le origini di Lucito, fondata dai Longobardi, risalgono al VI secolo, infatti, lapidi trovate sul versante destro del fiume Biferno, tra Larino e Rocca Calenda, confermano questa tesi.
Le prime case del paese sorsero in un quadrivio ad uguali distanze dai centri più importanti della regione, Bojano, Trivento, Larino, Gerione.
Dall’avvento della monarchia angioina e dal 1266 al 1655, cioè quattro secoli, l’università ebbe le identiche vicende e gli stessi titolari della vicina Castelbottaccio.
Dopo la metà del secolo XVII, Lucito fu acquistata con l’inerente titolo marchesale da Francesco Capecelatro.
Il marchese di Lucito, Francesco Capecelatro, ebbe dalla terza moglie Beatrice Capecelatro, sua nipote, sei figli: Giacomo, Antonio, Annibale, Ettore, Lucrezia e Porzia. Morì il 3 giugno 1670.
Ettore ereditò il feudo, ed ebbe a consorte Rosa Lopez Royo figlia del duca di Taurisano. Erede d’Ettore fu il figlio Francesco, deceduto il 9 aprile 1771, che aveva sposato Fortunata Sanfelice.
Nicola ereditò il feudo da Francesco suo padre.
Nel dicembre del 1794 fece cessione del feudo al figlio Francesco che ne fu l’ultimo titolare.
Francesco Capecelatro, nato nel 1771, ebbe in moglie Zenobia Milano Franco d’Aragona.
Il titolo di marchese di Lucito fu riconosciuto in favore di Francesco Capecelatro, nipote “ex figlio” del predetto: il quale Francesco, era stato generale nell’esercito borbonico ed esiliato nel 1821 per i suoi spiriti liberali.
Erede del titolo fu suo figlio Antonio, nato nel 1826 a Marsiglia.

 
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