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Chiesa S. Giorgio Martire   
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La chiesa di San Giorgio e’ il simbolo dell’iconografia medioevale ed e’ collocata al centro del paese.
La tradizione vuole che l’edificio sia sorto sui resti di un antico insediamento sannitico.
Grazie agli interventi di restauro compiuti nel 1900 e nel 1954 e’ stato possibile far riemergere nuovamente lo stile romanico, eliminando quegli elementi stilistici che furono aggiunti nel corso dei secolo.
Le origini della chiesa sono normanne e fu edificata nel XII secolo.
L’edificio fino al 1456 non ha subito modifiche solo dopo il violento terremoto furono inevitabili dei lavori di restauro. 
L'originale pavimento in pietra fu sostituito con uno in mattoni, nonche’ furono aggiunti alcuni elementi barocchi.
Altri elementi aggiuntivi furono: una balaustra in marmo, alcune colonne centrali furono innalzate per sostenere un cornicione in gesso che sorreggeva una volta e infine i muri e gli archi furono arricchiti da fregi e cornici.
Nel 1740, vennero eretti nuovi altari, alcuni di essi sono collocati in prossimita’ delle pareti laterali mentre altri sono inseriti in absidi; tra questi ricordiamo l’altare di San Giorgio.
Nuovi restauri furono effettuati nel 1870 e interessarono la volta a botte alla quale vennero aggiunti cassettoni e rosoni in stile barocco, nonche’ furono realizzate le scale di accesso all’organo.
L’altare centrale, nel 1893, subi’ una modifica vale a dire la pietra che lo rivestiva fu sostituita con il marmo e nel 1913 su di esso fu eretto un tabernacolo sempre in marmo. 
I lavori furono compiuti anche nel 1904 al fine di restituire all’edificio l’originario stile romanico cercando in tutti i modi di depurarlo dagli elementi barocchi.
La facciata attualmente si presenta interamente rivestita in pietra locale ed ha la forma a capanna.
Essa presenta inoltre un bassorilievo che rappresenta l’immagine atroce del bue alato mentre, nella parte sinistra del portale vi e’ la raffigurazione della testa di bue dal quale deriva la mitologia del re Bove.
Il portale centrale e’ invece caratterizzato da una scultura che rappresenta Giona ed immagini di un drago e di un agnello.
La lunetta e’ divisa in due fasce, di cui una presenta una decorazione a motivi geometrici, mentre nell’altra sono scolpite delle figure umane, animalesche e floreali secondo un metodo stilizzato.
La struttura presenta, lateralmente, due portali oltre a quello centrale.
Il portale a destra e’ sopraelevato rispetto alla strada e vi si accede per mezzo di una scalinata a forma trapezioidale.
All’interno della lunetta sono scolpite le effigie di un agnello crocifisso, di pesci e lepri.
Al contrario, la lunetta del portale collocato a sinistra dell’edificio, presenta le sculture di cinque animali stilizzati; quest ultimo permette di accedere ad un cortile interno da cui si puo’ raggiungere il campanile.

Il campanile essendo stato edificato in momenti successivi, presenta due diversi modelli strutturali.
La fascia inferiore e’ di epoca longobarda; presenta una base quadrata che termina con quattro architravi.
La fascia superiore, invece, risale al 1700 e ospita la cella campanaria di forma ottagonale la cui parte terminante e’ rivestita di ceramica smaltata di colore verde.
Quest’ultima nel 1947 fu demolita in quanto distrutta da un fulmine; poi fu fatta ricostruire nel 1958.

La chiesa e’ a pianta basilicale a tre navate terminanti in tre absidi diseguali.
Le navate sono divise da pilastri di diverso stile collegati tra loro da archi a tutto sesto. 
I capitelli delle colonne sono diversi tra loro per decorazione; le immagini su di essi scolpite, rappresentano il mondo medievale in una situazione angosciata, vale a dire popolata da mostri e da elementi decorativi vegetali presenti nell’immaginario di quel periodo.
La luce, all’interno dell’edificio, filtra da finestre molto strette, per cui e’ scarsamente illuminata.
Altro elemento di rilievo artistico e’ la fonte battesimale; lavorata in un unico blocco di pietra, con un’apertura di circa un metro di diametro.
Nel muro della navata destra, sono collocate le tombe di Antonio e Alfonso Carafa, ultimi feudatari di Petrella.
Al di sotto delle tombe vi e’ lo stemma della famiglia e una lapide.

 
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