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Castelbottaccio, situato su una collina a 618 mt sul livello del mare, si estende per circa 1200 ettari.
Questo comune si presume sia sorto in tempi di poco anteriori al mille.
Poco c’è dato di dire di concreto circa l’etimologia che ne concerne il nome; in ogni caso il nome del Comune nel Catalogo Borrelliano è “Calcabuzam”, di sapore orientale, in un diploma angioino del 1418 “Cacabuchacium”, al termine del secolo XV “Castrum Carcabutacij” e ”Carricabottazzo”, dal XVI in poi “Carcabottaccio” – “Calcabottaccio” – “Calcabovazzo” e finalmente “Castelbottaccio”.
La storia medievale di Castelbottaccio non è di grande importanza, se non per le famiglie che ne furono titolari. Al tempo dei normanni Castelbottaccio faceva parte della Contea di Molise.
Nel 1132 n’era signore Malfido o Manfredo Marchisio: nel 1148 il figlio Ugone: nel 1178 Ragone Marchisio. Castelbottaccio nell’epoca sveva e gran parte dell’angioina, seguitò ad essere feudo della casa comitale di Molise, e nel 1309 era in vita un Raone Marchisio signore di Castelbottaccio e di Lucito, secondo riporta l’Aldimari.
All’esordio del regno di Roberto d’Angiò il feudo era tenuto dalla famiglia di Sangro, la quale ne fu signora sino al 1465, allorché per fellonia verso Ferrante I d’Aragona ne fu privata. Castelbottaccio, devoluta al demanio, fu data in feudo nel 1477 a Luigi Gesualdo Conte di Conza.
Nel 1560 il feudo fu ereditato da Vittoria e Lucrezia di Sangro, entrambe monache professe nel Monastero della Croce di Lucca di Napoli, le quali lo donarono a Adriana Tomacello che morì intorno al 1569.
Il feudo fu ereditato dal figlio Gianfrancesco Piscicelli, il quale vi stabilì la Signoria dei Piscitelli, famiglia fra le più antiche del Reame, infatti, essa era ascritta al Patriziato nel Seggio di Capuana, ed era assunta all’ordine di Malta fin dal 1402.
Il germano Berardino Piscitelli successe a Gianfrancesco, il quale morì nel 1569 e fu l’ultimo titolare della stirpe, il Feudo, in seguito alla domanda dei creditori del Piscitelli fu messo all’asta dalla Reale Corte e rimase aggiudicato nel 1655 a Giambattista Ferri. Il Ferri e la sua discendenza rimasero a Castelbottaccio fino ai primordi del secolo XVIII, e cioè per oltre mezzo secolo, e lo cedettero ai Cardone. Domenico Cardone, oriundo di Atessa utilista di Archi e Fara in Abruzzo, ufficialmente, possedeva il Feudo dal 1725, ma probabilmente, n’era titolare da molto tempo prima.
I successori di Domenico Cardone furono: Nicola Cardone titolare dal 1731, il quale ebbe due figli, Francesco e Vincenzo.
Nel paese restano un portale in pietra e parte del palazzo baronale dei Gardone, a ricordare la figura della baronessa Olimpia Frangipane.
Nell’Italia meridionale di fine secolo XVIII, donna Olimpia aveva fatto della sua casa un circolo che accoglieva letterati e filosofi attratti dalle idee liberali che circolavano in Europa.
Oggi, oltre all’oscura e grande struttura, non vi resta molto di signorile.

 
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